“Il gigante in fuga” di Massimo Trifirò, Nepturanus. A cura di Patrizia Baglioni

Il nome Lev Tolstoj evoca in ognuno di noi significati ben precisi.

In un primo momento riconosciamo il grande scrittore, poi ricordiamo il suo contributo alla letteratura mondiale e infine evochiamo titoli, passaggi tratti dai suoi libri, personaggi.

Per quanto mi riguarda Lev Tolstoj significa emozione, vissuto intriso di inchiostro, incontro con la storia e lo spirito russo che ho imparato a conoscere e ad amare con Dostoevskij.

Mi sorge allora spontanea una riflessione sulla scrittura, e su come si realizza un romanzo, oggi il panorama editoriale è sicuramente cambiato, si cerca di facilitare la lettura semplificando le strutture lessicali, le storie e i contesti.

E si perde l’essenziale: il libro.

Ho iniziato ad amare la lettura, perché il libro, un oggetto in apparenza statico, nascondeva un movimento dello spirito che mi permetteva di entrare in periodi storici sempre diversi, conoscere personaggi originali e vivere esperienze, in poche parole crescere, formare la mia mente.

La letteratura russa in modo particolare ha segnato la mia adolescenza e i protagonisti delle opere di Tolstoj sono ancora oggi miei amici.

Sì, voglio chiamarli così, perché a loro torno nei momenti di smarrimento, o quando necessito di consolazione.

Mi confronto con Anna Karenina quando mi sento fragile, quando sono combattiva apro Guerra e Pace e Ivan… bhè è Ivan, lui è sempre con me.

Ecco perché “Il gigante in fuga” di Massimo Trifirò è stata per me una lettura piacevole e toccante, e non solo perché si parla degli ultimi giorni del grande scrittore, ma perché riconosco nella cura con cui il testo è stato realizzato, il rispetto e l’amore dell’autore verso Tolstòj.

La morte di Tolstòj ancora oggi appare incomprensibile, in conflitto con la moglie, lo scrittore fuggì dalla sua famiglia, ad accompagnarlo solo la figlia e il suo medico personale.

“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, così Tolstòj apre Anna Karenina e quello che sembra un motto generico, diventa invece l’epitaffio della sua fine

Alla stazione di Astàpovo, il treno si fermò perché lo scrittore stava male, doveva scendere e trovare un posto tranquillo dove passare la notte.

La scena descritta da Trifirò è commovente, perché a calarsi non è solo un uomo o la celebrità, ma il simbolo della Russia di quel periodo.

“Era quella l’epoca – molto diversa dall’oggi, certamente migliore – nella quale una penna valeva più di una borsa, le parole solenni di un creatore più di quelle misere e false di un politico. Era quello il paese in cui esistevano lettori che amavano i lori autori perché li ritenevano parte di sé, della propria anima, diversamente dai nostri giorni tristi nei quali un libro troppo spesso è soltanto un oggetto, un’occasione di svago, subito consumato e dimenticato.”

Il fatto è che Tolstòj fu un personaggio in vista, e più di tutti gli altri scrittore, seppe descrivere la sua patria con il calore di chi la conosce e la ama in profondità.

Di tutti i personaggi delle sue storie, dai minori ai protagonisti, egli narrava i piccoli vezzi visibili solo a un occhio attento, il grande autore decifrava vite e le raccontava, entrava nelle genealogie, ma soprattutto nella psiche.

Tolstòj analizzava l’inconscio, non solo dei singoli uomini, ma della collettività.

Tolstòj conosceva il suo popolo, era uno di loro.

Ma alla stazione di Astàpova sa di essere arrivato al capolinea della sua vita, raggomitola i ricordi, ma alcuni gli sfuggono e come il suo Ivan Il’ič si confronta con la morte.

Morte e Rinascita sono due concetti vicini, il grande scrittore lascia la vita ma resta vivo nelle sue opere, il suo spirito si ridesta, riprende vigore, ogni volta che un lettore riapre un suo libro.

Un libro pieno di complessità, un libro ricco di bellezza, un libro indispensabile per la crescita personale.

E Trifirò gli ha reso ampiamente onore, con questa brevissima opera che alterna brani che ricostruiscono le ultime ore della vita del grande scrittore a cenni sulla sua biografia.

Un tributo a Tolstòj che tutti gli appassionati devono avere.

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