“La ragazza perduta a Venezia”, Elsa Zambonini Durul. Self publishing. A cura di Barbara Anderson.

Ogni volta che apro un nuovo libro mi sento come la spettatrice in un enorme teatro, seduta al buio, il drappeggio rosso del sipario inizia a muoversi lentamente e ad aprirsi.

Si alzano le luci e lo spettacolo inizia.

Questa storia è lo spettacolo straordinario della vita, la storia delle figlie e quella delle mamme che a loro volta sono state e resteranno per sempre figlie anche il giorno in cui diventeranno madri.

Inutile dirlo che il rapporto tra una madre e un figlio è un rapporto unico e indissolubile, che i figli si amano a prescindere, è qualcosa di naturale e di istintivo, un rapporto di sangue, di cellule, di vita, di energia.

Ma i figli si amano tutti allo stesso modo?

Rispondo per me ovviamente perché la mia esperienza non è l’esperienza di tutti né tanto meno comprensibile a tutti.

Sono madre di 4 figli, 3 femmine e 1 maschio e li adoro tutti ma non li amo allo stesso modo.

No, non fate quell’espressione sconcertata e sconvolta; io sono sempre stata e sempre sarò una persona sincera e lo sono anche con i miei figli. 

Questo che vi sto dicendo non è un segreto ma un dato di fatto.

Ho un rapporto diverso, sentimenti diversi per ognuno dei miei figli perché sono diversi caratterialmente ed emotivamente e mi rapporto a tutti e 4 in maniera completamente diversa.

Sono la mamma di tutti e 4 ma li amo in misura e in modalità nettamente diversa.

Occhio non ci sono preferenze né privilegiati, ma ci sono trasporti emotivi ben diversi e ognuno di noi si è adattato con amore all’altro.

Posso dire che il rapporto con un figlio maschio è seriamente differente dal rapporto con una figlia femmina. Immaginate di averne addirittura 3 in casa.

I miei figli hanno rispettivamente 26, 21, 15 e 9 anni, quindi ho una certa varietà di età che spazia dalla donna, al ragazzo, alla ragazza, alla bambina.

Ogni età è un pezzo di paradiso e un girone infernale, specie quando si tratta dell’adolescenza.

Ma veniamo a qualcosa che non è solo un modo di dire come: “tale madre, tale figlia”, o “non ci sono più le mezze stagioni”. Che il rapporto tra mamme e figlie femmine sia un rapporto speciale e unico lo dice anche la scienza.

Mamme e figlie fanno parte di una catena ininterrotta dagli albori dell’umanità: le madri delle figlie sono figlie delle madri (cit. Signe Hammer).

Generazioni dopo generazioni mamme e figlie si tramandano i segreti della vita, dell’amore, dell’essere donna. 

Le nostre figlie sono finestre spalancate sul nostro passato e noi siamo le finestre spalancate sul loro futuro.

Abbiamo il potere di relazionarci con loro in un modo che nessun altro legame e rapporto renderà mai possibile.

Perché ci scontriamo così tanto con le nostre figlie e molto meno, quasi per nulla con i figli maschi? Perché siamo terribilmente simili nel Dna alle nostre figlie. Mia figlia più grande per esempio è la mia più grande amica, ci diciamo tutto sfacciatamente e spesso mi sgrida e mi corregge nemmeno fosse lei stessa a mia madre.

La cosa bella di essere madri è che abbiamo la possibilità di restare per sempre anche figlie.

Un ruolo che non finisce, che non si interrompe anche quando la mamma purtroppo non l’abbiamo più.

Torniamo un attimino alla scienza: madre e figlia hanno un’anatomia del cervello incredibilmente simile, soprattutto la parte che regola le emozioni (Journal of neuroscience).

Mia figlia più grande sapete quante volte da ragazzina mi ha urlato che lei da grande non sarebbe stata come me?

Che sarebbe stata diversa? 

Oh beh oggi ammette di essere identica, forse lei un po’ più fragile emotivamente ma caratterialmente, così simile a me, come due gocce d’acqua.

La ricercatrice scientifica Humiko Hoeft ha dimostrato attraverso i suoi studi che ereditiamo personalità, emozioni e carattere direttamente dalle nostre mamme.

Eppure, e qui arriviamo finalmente a questo bellissimo romanzo, nella vita e nei sentimenti ci sono delle eccezioni. 

Non tutte le madri sono capaci di amare i propri figli, non tutte le mamme hanno il senso e il dono dell’istinto materno.

Alcune donne diventano mamme per scelta, per caso, per obbligo, alcune non saranno mai pronte, altre non saranno mai capaci.

La storia che ho appena terminato di leggere ci mostra 3 generazioni di donne e 3 generazioni di mamme e di figlie.

Aurora, una donna egoista amorale, crudele. 

Loredana, fragile, incapace di gestire se stessa e le sue emozioni, persa, smarrita tra la droga, la vita di strada che diventa vittima e carnefice perfino di se stessa.

Federica, una donna in cerca di risposte, in cerca di ritrovare le tracce di sua mamma che il padre e la sua matrigna le avevano fatto addirittura credere che fosse morta.

Quando alle origini della nostra esistenza si trova il male non ci restano che due possibilità: diventare a nostra volta carnefici o cercare di riscattare noi stesse seguendo un percorso diverso da quello delle nostre madri, un percorso alternativo.

Non si cambiano le cose se non si cambia il modo e la direzione.

Federica ha una bellissima famiglia, una sorella più piccola, Donatella, eppure ha sempre sentito la mancanza di qualcosa di forte, di immenso, di grande, un vuoto incolmabile che nemmeno l’amore infinito di suo padre, di sua sorella e quello della sua matrigna avrebbero potuto colmare.

Cresciuta credendo che sua mamma fosse davvero sua madre, si trova a scoprire di non essere sua figlia. Sua mamma è sepolta e tutto ciò che resta di lei è un nome e una lapide. 

Eppure dietro e sotto quella tomba giace una verità mascherata da terribile bugia che sarà la chiave per risolvere il mistero che circonda la storia di Federica.

Le bugie quelle che tutti diciamo, anche i più onesti e i più sinceri poiché le bugie servono a volte ad addolcire delle brutte verità, servono a tutelare e proteggere gli altri e anche noi stessi.

Tanto che spesso diventiamo bravi anche a mentire perfino a noi stessi. 

Man mano che si avvicina al riempimento di quell’abisso che ha nel cuore scoprirà un nuovo pezzo di verità su suo padre, sulla sua matrigna, su sua nonna, sulla sua famiglia e le sue origini; verità che fanno terribilmente male ma che le daranno la forza di andare oltre l’immaginabile, perché se una mamma non riesce ad amare sua figlia, il bisogno di quella figlia dell’amore di sua madre le darà la forza di affrontare anche l’aridità di sentimenti.

Ma le scelte che facciamo di restare in una situazione o di andarcene via sono sempre legate a una storia, a più storie e a più versioni e per comprendere la verità bisogna conoscere la vita di chi ci ha preceduto.

Federica scoprirà la verità, soprattutto su se stessa, sul suo legame con suo padre, con sua mamma perfino con sua nonna, scoprirà storie di vita straordinarie, scoprirà che il suo cordone ombelicale va al di là della carne, delle più grandi incomprensioni, delle colpe e più forte perfino dell’odio. Scoprirà tutte quelle cose che definiamo: le colpe.

Un romanzo che ci ferisce in cui ogni scoperta e rivelazione è un trauma, una ferita, un taglio all’anima e al cuore.

Una storia che ci mostra che nessuno è perfetto, non lo sono i genitori, non lo sono le madri, non lo sono i padri, non lo sono i figli e non lo è nemmeno la vita.

Impareremo che tra mille colpe spesso risiede la più pura innocenza.

E che per capire davvero chi siamo bisogna forse provare a tracciare e a scrivere la biografia delle nostre mamme.

Il filo che lega queste donne e le loro vite resta la vendetta ma anche un infinito amore: quello per le madri, per le figlie, ma anche quello per se stesse.

Nessuno è innocente in questa storia, nemmeno la necessità di amare e di sentirsi amati.

Un romanzo scritto con una penna forte. Dove dall’inchiostro sgorga verità, emozione, menzogna tradimenti, segreti e bugie.

Una penna che diventa un’arma quasi mortale.

Se non fosse che alla fine abbiamo sempre la possibilità di avere un’altra occasione, un’altra possibilità, una nuova opportunità e che non avere avuto una brava madre, una madre perfetta non è una colpa e non significherà che saremo in quello identiche a loro.

Un libro dedicato a tutte le mamme ma soprattutto a tutte le figlie amate, non amate, volute e indesiderate, allevate o abbandonate, comprese e non comprese che esistono al mondo.

Spesso da figlia non mi sono ritrovata nelle scelte di mia madre ma ad oggi comprendo capisco, e so che le scelte che ha fatto per se stessa sono state le scelte che mi hanno permesso di arrivare esattamente dove mi trovo oggi.

Un romanzo di forte impatto emotivo.

Bello, che non ha paura di mostrare la vulnerabilità umana, i peccati della carne e nemmeno quelli del cuore.

Un pensiero su ““La ragazza perduta a Venezia”, Elsa Zambonini Durul. Self publishing. A cura di Barbara Anderson.

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