“Il dio del rock è severo ma giusto”. Racconti e deliri sui Guns n’Roses. Autori vari. Les Flaneur Edizioni. A cura di Barbara Anderson

Li sentite questi colpi violenti? 

Quelle urla attutite dal muro del suono, dal muro della mia stanza e da quello del mio menefreghismo?

Ebbene sì, io nella mia stanza con la musica rock a tutto volume e mia madre che sbraita e che urla prendendo a pugni la parete e la porta per farmi abbassare il volume.

Più lei alza la voce, più io alzo il volume.

Il rock ti spacca i timpani ma sempre meglio di chi ti spacca… ben altro.

Sei giovane, sei piena di energie e di rabbia e il rock è tutto quello che ti fa stare bene, che dà sfogo alle tue emozioni, alle tue delusioni, ai tuoi desideri.

Chiusa nella mia stanza io, qualche peluche impolverato, una marea di poster delle mie band preferite, lo stereo a tutto volume e il dio del rock.

Il dio del rock è severo ma giusto, sapete?

Lo si capisce meglio osservando la storia e le vite delle più famose band rock; di come dal nulla, sono diventati qualcuno, di come hanno scalato le vette del successo, come spinti da una forza superiore che li ha tirati fuori dall’inferno facendoli vivere in terra come se nel peccato ci fosse il segreto del paradiso.

Sesso, droga e rock and roll era lo stile di vita di ragazzi inglesi e americani sbandati, che erano cresciuti nel degrado, nell’abuso, anche nella violenza. Intorpiditi dall’alcool e dalla droga ma che avevano un talento straordinario per la musica. Quello che chiamiamo il dono; un dono dato chissà da quale dio.

Se ci fate caso anche ai nostri giorni avrete forse notato come la fama di personaggi famosi tenda a dargli tutto ma anche a togliergli tutto, come da una fortuna immensa poi sussegua una serie di sfortune che vanno dalla malattia, alla morte giovane, alla perdita perfino della propria mente. Sembra come se tutti avessero fatto un patto con il diavolo per avere tutto dalla vita e debbano poi pagarne lo scotto alla fine.

Una fine che per alcuni personaggi del rock arriva anche quando sono molto giovani.

La passione per la musica, la passione per la vita e per i suoi piaceri, viaggiano a braccetto, uno accanto all’altro.

Quando siamo giovani la vita sembra eterna, abbiamo pulsioni, desideri e quel senso di rivolta, di ribellione contro un mondo che ci sta stretto, che non ci rappresenta, che non ci fa sentire accettati e di cui non vorremmo fare e nemmeno parte.

Il dio del rock è magnanimo e ci accoglie tutti con la sua forza, con la sua musica, con il suo essere severo ma giusto.

Gli autori di questo romanzo sono stati capaci di fare un enorme onore a una delle band più popolari di ogni tempo, i Guns n’Roses.

Suonavano una musica semplice ma piena di grinta, erano dei ragazzi oscuri, squallidi, sporchi ma anche onesti e sinceri. 

I ragazzi dell’hard rock americano che esplose come un’epidemia su tutto il globo. Il loro essere così ribelli e selvaggi; una band che sembra essere stata allevata all’inferno e allattata a suon di colpi di sofferenze e di dolore, ragazzi che si sono trovati come se fossero stati scelti da una forza superiore per divulgare qualcosa di unico, di potente di immenso.

Ricorderete sicuramente anche la canzone di un altro grande del Rock: Bruce Springsteen, dancing in the dark

You can’t start a fireYou can’t start a fire without a sparkThis gun’s for hireEven if we’re just dancin’ in the dark

Non puoi accendere un fuocoNon puoi accendere un fuoco senza una scintillaQuesto fucile è in affittoAnche se stiamo solo danzando nell’oscurità

Per ogni fuoco ci vuole una scintilla, qualcosa che crei quella condizione che sia la causa che origina il fuoco e proprio tra queste pagine, in ogni racconto c’è uno “sparkle”, un elemento narrativo che alimenta e ravviva quel fuoco fatto di rock, di musica, di droga e di storia di un gruppo di ragazzi straordinari, che si sono sempre mostrati per come sono senza filtri, senza menzogne.

La scintilla sarà innescata dalla prima storia dove due dita mozzate, Thor, uno zio, un nipote, faranno prender fuoco a questo romanzo mentre la musica dei Guns ‘n Roses vi rimbomba nella testa attivando ogni ricordo di un tempo in cui eravamo giovani, ribelli e anche un po’ incazzati.

Arrabbiati lo siamo ancora, giovani un po’ meno, la ribellione si sta spegnendo e forse non ci farà male leggere questi 25 racconti. Ognuno a modo suo ci mostra la vita, la storia di questa band, ma soprattutto ci mostra le storie degli autori stessi, di come hanno vissuto questo gruppo e di come la loro musica abbia in qualche modo cambiato il corso della loro vita senza che in quel periodo se ne fossero nemmeno resi conto.

La musica ci aiuta, ci solleva dalle sofferenze, ci abbraccia nei momenti del dolore ma ci fa anche metabolizzare la vita e quello che la vita stessa rappresenta. Laddove abbiamo tanti dubbi e poche certezze il rock ci scuote da dentro, ci fa muovere, ci fa urlare come se fossimo anime dannate e intrappolate altrove.

5 ragazzi che negli anni 80, tra cocaina, alcool, e sesso, fondarono questa band che diventò immensa per raggiungere le vette del successo fino al tracollo. Perché tutto ciò che si innalza al cielo prima o poi dal cielo tenderà a cadere di nuovo in terra.

Ma ragazzi, il viaggio verso l’alto è spettacolare, affascinante. Sembra casuale seguendo la vita di questi ragazzi ma poi ci si rende conto che non era stato un caso ma sicuramente un piano divino.

Il cantante Axl Rose

Il chitarrista Tracii Guns

Il chitarrista ritmico Izzy Stradlin

Il bassista Ole Belch

Il batterista Rob Gardner

Suonano un mix di rock classico, di heavy metal, blues e punk. Sono selvaggi, sembrano cattivi ma sono dei bravi ragazzi che hanno una vita sbandata che viene tenuta in piedi solo dal talento e dalla loro voglia di suonare e di cantare.

La musica diventa quella sostanza che gli scorre nelle vene che li vedrà crescere, emergere, fino al loro tracollo.

La causa del loro successo e della loro sconfitta. Perché la vita è bella ma dolorosa e per alcuni ragazzi il dolore è quello che fa scattare la scintilla del successo.

Le storie sono scritte in maniera così coinvolgente e realista che ci fanno tornare davvero indietro nel tempo, ci fanno rivivere momenti del passato accanto a questi ragazzi mostrandoci chi sono, chi erano prima del successo, e quanta fatica, quanto veleno, quanta roba hanno dovuto ingoiare per arrivare al successo, ma soprattutto quanta forza e quanta determinazione in ognuno di loro.

Ci mostrano anche chi siamo stati noi, i loro fans impazziti, sfegatati, che cantavano canzoni, imparando l’inglese attraverso le loro parole.

Gun rappresenta la violenza e Roses la purezza. Il nome li rappresenta in ogni loro sfumatura.

In quegli anni il sesso, la droga e il rock divennero uno stile di vita, quello esagerato degli artisti di successo.

I guns di questi autori diventano i protagonisti delle loro vite così come lo sono stati della mia. Compagni del tempo in cui fummo adolescenti.

È una bellezza vedere come i giovani di oggi stiano ancora scoprendo questi grandi della musica, li ascoltino affascinati senza nemmeno sapere quanto essi abbiano fatto parte della nostra vita in cui ci ribellavamo attraverso la musica.

I 25 racconti che leggerete in questa raccolta vi mostreranno non solo un mito ma anche un tempo in cui questo mito era essenziale e necessario. Dai fan impazziti, allo zio che racconta al nipote chi erano i Guns come se fosse la missione della sua vita.

Scavare nel passato di questi ragazzi, scoprire la storia, le sofferenze, le vite tormentate e maledette seguendone il percorso con entusiasmo ma anche con attenzione perché per diventare grandi nella vita bisogna ingoiare terra ed escrementi, bisogna scavare nel fango, nella melma, bisogna farsi anche del male o averne subito.

Un’antologia che sembra un delirio ma che è come il rock: scorre veloce, ha vibrazioni potenti che ci scuotono da dentro, si sente la puzza di muffa della loro sala prove, quella dell’alcool e della droga ma soprattutto si sente il potere del talento, di come anche dal niente si può diventare davvero qualcuno. Senza nemmeno comprenderne il significato perché per chi ama la musica, per chi fa musica, tutto quello che conta è il suono, il rumore, il messaggio che urlano a voce alta e rauca, verso il cielo, come se fosse una preghiera verso un dio superiore.  In fondo la musica ha origini divine, la musica è l’arte delle muse.

E chi l’ascolta può in un attimo salire in paradiso o sprofondare all’inferno e entrambe le esperienze saranno qualcosa di incredibilmente fantastico.

Complimenti a questi autori davvero straordinari che con stili e talento diversi ci hanno portato a vivere la purezza essenziale della musica dei Guns a colpi di pistola e carezze da petali di rosa.

Complimenti davvero perché mi avete fatto tornare indietro nel tempo ascoltando tutta la playlist della band. 

Apro la porta della mia stanza, non c’è più mia madre a urlarmi di fare meno rumore, non c’è più mio padre a dirmi che ascolto una banda di drogati sbandati. 

Non c’è più nessuno 

Forse non ci sono nemmeno più io; se non quello che resta della musica che ancora oggi, 44 anni dopo risuona nella mia testa al ritmo di questo stanco folle cuore.

She’s got a smile that it seems to me
Reminds me of childhood memories
Where everything was as fresh as the bright blue sky
Now and then when I see her face
She takes me away to that special place
And if I stare too long, I’d probably break down and cry

Whoa, oh, oh
Sweet child o’ mine
Whoa, oh, oh, oh
Sweet love of mine

Per un po’ mi sono sentita grande e capita attraverso la loro musica, oggi conoscendone la loro vita li sento ancora più vicini. Il loro grido non era di rabbia, forse era solo una ricerca di amore.

Un pensiero su ““Il dio del rock è severo ma giusto”. Racconti e deliri sui Guns n’Roses. Autori vari. Les Flaneur Edizioni. A cura di Barbara Anderson

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