“Il libro dei misteri ” di Robert K. Blacksmith, Diarkos. A cura di Alessandra Micheli

Da sempre mi chiedono cosa significa per me leggere.

E da sempre resto in silenzio, in attesa di trovare la parole adatte per spiegarlo.

Non è il vivere mille vite, mi basta la mia già troppo complicata per il mio atroce livello di pigrizia.

E non è neanche il bisogno di evadere, perché se evado significa che lascio vincere la partita al destino, al fato o a qualsiasi strana divinità che si sta divertendo con me.

E io nonostante quella pigrizia, mi sento e forse sono resiliente.

Mi piego ma spezzarmi no, mai.

A meno che lo spezzarmi non coincida in un momento di lunga pausa, sul divano a giocare con la mente e i suoi contorti prodotti. E in quel bellissimo istante di elucubrazioni mentali, a tratti folli io mi sento perfettamente felice e realizzata.

Quindi no, niente evasione.

E allora la risposta qua l’è?

E sopratutto centra con la recensione?

Ovviamente miei adorati lettori.

Non faccio mai nulla per nulla, costata tempo e il tempo è denaro.

Io leggo perché in ogni interpretazione del mio oggi, della società e della dimensione umana io posso tracciare o abbozzare una brutta copia di una mappa.

E la mappa serve per orientarmi in un mondo fatto di enigmi, misteri e zone oscure.

Ecco leggere è ricercare.

Che sai un senso, un significato, la storia di un valore, la mente che pruduce strane emozioni, io devo poter rendere intellegibile l’ineleggibile.

E non è uno scioglilingua.

Leggere è comprendere l’altro, lo scrittore, il protagonista che rappresenta sempre una parte di te.

Leggere è trovare la strada per entrare nel cuore di ogni enigma, storico, dell’anima, psicologico, umano.

Ecco perché leggo.

Ed ecco perché i miei libri preferiti sono quelli che narrano fatti, resi magici da quella capacità di creare una sorta di alone sulla logicità insita nella loro essenza.

Un thriller racconta la mente.

L’horror le paura.

E il saggio..

Beh con il saggio possiamo davvero giocare.

Giocare con una realtà che per sua natura è il vero, unico, meraviglioso mistero.

Ho passato gironi felici miei lettori a elucubrare proprio su ogni enigma presentato in questo testo.

Certo alcuni erano evergreen, grandi costanti nella mia tortuosa ricerca della parvenza di verità.

Come le linee di Nazca ad esempio.

O gli oopart, quei manufatti, quelle costruzioni che sembrano sempre fori dal tempo e dai suoi canoni, almeno cosi come lo studioso, umano troppo umano, li ha raccontati.

E sono quei marchingegni, tra cui il meccanismo di Anticitera a strapparmi un sorriso, perché mettono a nudo la nostra umanità. Quella che tronfi accademici mascherano per autorevolezza, mentre tentano di trasformare in modo quasi alchemico, chimere in solide certezze.

E cosi ho passato una giornata di nuovo immersa nei miei pensieri su Bimini, Stonehenge o persino riflettere sulla veridicità dell’immortalità del conte di Saint German.

Per poi finire a riflettere sui casi di cronaca, forse più misteriosi persino delle meraviglie perduta di Atlantide o della favolosa Agharta.

E spero, lo spero davvero che anche voi seguirete le mie orme.

E vi renderete conto che come disse Agatha Christie, la nostra civiltà è la più strana, straordinaria ed enigmatica che esista.

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