“Machsom. Un avventura di Larry H” di Andrew Lisi, Tatatà pubblishing. A cura di Alessandra Micheli

Innamorata da ragazzina di Salgari e dei suoi meravigliosi libri di avventura, sognante sui film di Indiana Jones ero quasi in una sorta di silente attesa per riprovare oggi, alla mia veneranda età le stesse emozioni di un tempo.

Mi ricordo le ore passate a leggere di Sandokan e Yanez, sognando sul corsaro nero o sulle novelle marinaresche di catrame…luoghi esotici, coraggio e un pizzico di incoscienza che viaggiava assieme ai miei eroi (Sandokan era ovviamente il mio preferito un po’ ribelle e un po’ ombroso) illuminavano i miei ideali di quella volontà di sfidare ogni limite che fosse un mare in tempesta, un odioso conquistatore o la nostra stessa quotidianità.

Perché un libro, un film di avventura questo insegna a andare oltre la zona di conforto, oltre ciò che conosciamo, oltre abitudini e convenzioni. Mettersi in discussione e non accettare la banalità di una esistenza standardizzata.

E cosa di dire di Indiana Jones?

Il probo universitario cosi aristocratico e intellettuale che all’improvviso sveste i panni degni di un professore per avventurarsi nella sconosciuta terra delle traduzioni arcane, dall’arca dell’alleanza alla pietra sacra di Shiva, fino a toccare il simbolo dei simboli: il Graal.

Non nego che uno dei miei sogni era non di diventare archeologo, visto il mio rifiuto atavico per i dogmi e le istituzioni accademiche ma di essere un esploratore, capace di andare oltre i dettami della scienza e abbracciare religioni e miti non come favole ma come indizi. Ovviamente non sono mai diventata un vero esploratore.

Capirai ragazzi miei non riesco a fare due piani di scale a piedi, figurarsi immergersi nella foresta amazzonica o nel deserto del Gobi.

Però questo mi ha dato la capacità di andare comunque oltre al dato certo e rassicurante, anche con i libri, che restano il mio luogo felice.

E cosi ho accolto con gioia e entusiasmo la proposta di leggere e recensire Andrew Lisi con il suo Machsom, le avventure di uno strano “archeologo” metà tra Indiana e Jack Colton (all’inseguimento della pietra verde ndr) e un po’ Alain Quatermaine con un pizzico del disincanto di Martin Mystere.

E ci porta il nostro Larry nelle regioni che più di tutte interessano gli appassionati di misteri e di tesori come me: il medio oriente. Con tutte le sue contraddizioni, sullo sfondo di una guerra senza senso che non ha, forse, ne vincitori ne giustizia.

Una terra antica, cosi antica che nessuno può identificarne con certezza le origini, se non usando allegorie presenti nei libri sacri.

Una terra piena di tesori, con nelle sue grotte, sepolti in vasi di terracotta pezzi della tradizione dimenticata, forse primordiale, forse più saggia di quella che oggi ci spacciano come vera.

E cosi, tra fanatici, sotto le bombe, dietro una devozione di facciata si cerca il tesoro dei tesori…

Cosa sarà?

Per comprenderlo vi basta ovviamente leggere il libro.

Io non lo svelo di certo.

Però una cosa ve la confido.

Tutte le avventure, perfette innovazioni di quelle che da adolescente hanno fatto sognare me, in Larry hanno una marcia in più e sono prodotte da un autore che ha un’umanità rara.

Senza offesa miei autori.

Ma il nostro Andrew sa dosare adrenalina, spionaggio, battaglie e ricerca con qualcosa che per la Alessandra di adesso è fondamentale: las riflessione.

Perché nel medi oriente, tra le sabbie, nei suoi cunicoli pieni di leggendari tesori ( persino il Graal) non possiamo esimerci dal parlare del conflitto tra Israele e Palestina.

Sull’incapacità di riconoscersi in quanto fratelli, in quanto esseri umani. Vittime i secondi, carnefici i primi.

Eppure entrambi con il terrore di non essere reali.

Con l’orrore dell’olocausto la religione ebraica ha portato con se, sopra di se la macchia dell’infamia.

Nessun popolo può sopravvivere indenne a tanto orrore, se non sforzandosi in tutti i modi di esistere.

E purtroppo ragazzi miei solo il saggio sa che per essere non servono le bombe.

Serve semplicemente rifiutare totalmente la violenza e la sopraffazione. Possiamo esistere solo splendendo.

E non con la luce delle granate.

E le vittime soffriranno per lo stesso identico problema: per esistere devono distinguersi.

Entrambi devono avere un nemico.

Entrambi devono aver ragione per evitare, come direbbe Vecchioni

A furia di tenerci insieme per salvare quel che siamo,

ci mancan, padre, gli altri, gli altri,

quello che noi non siamo;

ci manca, anche se avessimo soltanto noi ragione,

l’umiltà di non vincere che fa eguali le persone.

E invece li strappiamo via in nome del signore,

come sterpaglia e funghi d’acqua,

nati qui per errore,

dovesse mai succederci,

ad esser troppo buoni di fare,

chissà poi per chi, la figura dei coglioni.

Ed è questo che urla a volte il nostro Larry.

Ed è quello che condivido con Andrew.

Se la religione non ci unisce nella ricerca del mistero del sacro, allora è solo una favoletta per gli stolti.

E forse, ha più fede il nostro avventuriero, con quella sua volontà di conoscere di stupirsi davanti alla maestosità della creazione.

Umana e non.

Bellissimo, da leggere tutto di un fiato

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