“Le novelle della nonna” di Emma Perodi, Decima musa edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Cosa si fa quando un libro tocca profonde corde dell’anima?

E nel farle vibrare, apre dei cassetti dimenticati, preziosi e pertanto nascosti da mille impervie barriere di ghiaccio?

Si sceglie di non guardare e di scrivere in modo superficiale.

Oppure i coraggiosi, i prodi affrontano il drago, senza paura sapendo che rischiano di scottarsi.

E quel cassetto lo aprono.

Ricordi, sensazioni, sapori e odori inondando il tuo viso.

E sai che non sarà facile raccontarli, perché raccontarli significa aprire finalmente gli occhi e trovare un po’ di tutto, gioia, malinconia e sì, un dolore straziante.

Io sono una folle, e nell’omaggiare una grande artista come la Perodi, ho deciso di svelarmi, senza remore, raccontando con il libro un po’ di me.

Il sapore dimenticato è quello delle mie nonne.

Acqua di colonia alla violetta una e profumo del suo tortiglione alle mele l’altra.

Ricordi che irrompono in questa notte in cui ho posato il libro e lasciato che le lacrime scorressero.

Libere, senza più costrizioni.

E mi sono ritrovata sola, sola come chi perde qualcosa di importante e non sa darsi una ragione.

Sola come chi desidera congelare un istante, ma forse può farlo soltanto con la fantasia.

Sola ma ricca.

Perché soltanto chi ha amato davvero può provare tanto dolore.

Solo chi ha vissuto fino in fondo ogni emozione, abbracciato cosi forte tanto da lasciare cicatrici brucianti sull’anima e invisibile al corpo, può sentire la solitudine.

Leggere questo libro è un po’ tutto questo.

Novelle, piene di memoria, piene di insegnamenti, piene di quel mistero che loro le nonne conservavano gelosamente come uno dei segreti da tramandarci.

Ricordi di un mondo in cui il rispetto per le leggi sacre era ancora vivo. In cui confondevano progresso e tradizione.

Ricordo ancora i loro consigli: taglia i capelli alla luna calante.

O i loro magici rimedi per ogni problema.

E cosi, il libro della Perodi non è solo un bel libro che omaggia un territorio, che innalza il folclore a letteratura.

E’ un omaggio a quelle figure che, bene o male, hanno modellato il nostro io.

Perché tutti hanno avuto una nonna o un nonno che non li hanno solo cullati, ma nutriti a pane e mito.

Racconti attorno a un fuoco simbolico forse, ma non per questo meno bruciante e caldo.

Io le mie storie le ho ancora dentro.

Non ho il coraggio di lasciarle uscire probabilmente.

Sono mie, profondamente e egoisticamente mie.

E con questo dono io ho ritrovato Nonna Valeriana, toscana come la nonna del libro, originaria di Vergaio, che spesso mi narrava come le donne della nostra famiglia fossero strane, originali, aliene alle consuetudini, vicine a un mondo contadino che vibrava nel DNA.

Forse un po’ streghe.

E nonna Angela, che con quel suo sguardo antico e quella sua eleganza impeccabile, sembrava cantare antiche nenie ogni volta che la sua voce mi faceva dormire.

E forse un po’ Zia Norma, non una nonna ma una figura particolare, che ricordo piena di farina, in quella casa luminosa in cui bollivano misteriosi calderoni.

Di sugo non certo di pozioni, ma che a me sembravano soltanto elisir stregati.

E zia Santina, con al sua voce dura, di chi ha vissuto il dramma della guerra che mi diceva studia, sii indipendente, alza la testa e fissa gli occhi in fronte a un uomo senza mai abbassarli.

E poi arrivi tu, in un turbine di profumi, tu che mi ha nutrito a pane e ribellione, tu che mi raccontavi di magia e incantesimi, tu con cui celebravo in un cerchio magico l’Esbat di turno.

E ritornano a ogni lettura un sacco di donne, parti della mia storia che oggi vivono in me.

E solo un piccolo grande libro le chiama a se e le loro voci leggono a voce alta questo piccolo libro.

Non so parlarvi di struttura o altro.

So solo che in quel momento sono tornata bambina, in una stanza ricca di sole, con sullo sfondo una Viterbo medievale, con i suo imiti, i suoi catari e il sole che irrompeva quasi morente sul pavimento e io, a leggere un racconto antico, che sapeva di tradizione.

E solo per questo non posso che dire grazie a Decima Musa edizione.

Grazie per avermi restituito ricordi che per troppo tempo ho chiuso dentro un cassetto

***

Per te Barbara

Che sei come quelle storie che tengo nel cuore

Preziosa brillante e capace di illuminare il mio buio

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