“Una spada tra luce e oscurità” di Roberto Donini, Narcissus. A cura di Alessandra Micheli

Una Spada Tra Luce Ed Oscurità- Roberto Donini

 

Come catapultanti da un sogno, noi guerrieri senza patria, eroi senza più ricordi.

In un universo mutato dove il bene e il male si confondono, vaghiamo senza più capire chi siamo.

Non più adatti questi tempi nefasti, con i nostri valori messi in costante discussione, senza che da questa ne possano nascere altri.

E l’afflato guerriero che si spezza in minuscoli brillanti pezzi, da osservare con un dolore lacerante, da tenere con noi nel cassetto di ricordi oramai perduti.

Una spada, non la spada il simbolo di tutti, il simbolo della volontà perduta, quasi vinta da un male che… abbiamo creato noi stessi.

Troppo tesi a fare la nostra commedia di assoluta perfezione e ricalcare i dettami di un eroe senza macchia e senza paura.

Ma la macchia esiste a diventa cosi viva, da staccarsi da noi stessi e diventare l’altro da noi.

Da combattere, da odiare da porre come antagonista, in una dimensione che antagonisti non ha più.

E’ il mondo del caos che non ha difese.

E’ il mondo interiore che si spezza di fronte al male che dilaga, senza più fare occhiolino all’equilibrio che si rannicchia ferito.

E attende il giorno in cui l’ordine potrà rinascere.

Ecco l’ambientazione di una spada, tra luce e oscurità.

Un titolo tacciato di eresia grammaticale ma che a livello di significato racconta il tragitto umano del simbolo supremo della giustizia.

Una spada, tra molte, tra quelle che hanno dato vita ai miti e si sono poste come simbolo della forza di un sogno.

C’è stata Excalibur a riportare la luce.

C’è Stata Durlindana a non annichilirsi di fronte al pericolo.

E ora c’è solo una, una tra le tante, impugnata dal paladino che non sa più chi è.

Ha smarrito se stesso.

Ha smarrito la sua identità e la sua missione.

E vaga, senza nome, senza regno, senza dignità.

Vaga come vaghiamo oggi noi, cosi fragili, ma cosi decisi in fondo, o almeno lo spero, di ritrovarci.

Di abbracciare l’altro da se, il nostro lato oscuro.

E smettere di sconfiggerlo.

Perché l’ultima tappa del vero autentico cammino dell’eroe non è solo ne rendere vivi gli ideali del codice, ma di abbracciare l’abisso, di dare energia purificatrice a quel nero reso carne.

E forse è solo con il ritrovato equilibrio, perduto, danneggiato a favore di una eterna contrapposizione bene e male, possiamo ritrovare ancora una volta la chiave dello scrigno segreto, dove vedere riflesso il nostro perduto volto.

A volte una spada, la giustizia, l’ideale, il codice si dibattono tra luce e oscurità.

E troppo spesso, per troppi secoli abbiamo dovuto decidere in favore di uno e dell’altro, scindendo una vita omogenea agli inizi. Un mondo che all’origine era doppio.

Abbiamo dovuto rinunciare alla nostra autentica compattezza per dare vita al mondo che conosciamo.

A scindere il due in uno.

E ora siamo di nuovo lontani dalla vittoria finale.

Per farla adesso dobbiamo riunire le due identità, fondere le diverse energie e porre tutta la dialettica in un nuovo ordine: capace di destreggiarsi tra gli opposti, immettendo un po’ di luminosità nel buio e un po’ di buio nella luminosità.

Ecco che allora un fantasy può divenire un manuale per la sopravvivenza di un essere umano, che oggi grida il suo dolore a dio.

Mi sono perduto.

Aiutami a ritrovarmi.

sono intrappolato in un fuoco incrociato

che non capisco

ma c’è una cosa che so di sicuro

ragazza, non me ne frega niente

delle vecchie e già girate scene

non me ne frega niente

di quelle ancora in corso

voglio il cuore

voglio l’anima

voglio il controllo in questo momento

è meglio se mi ascolti, ragazza

parlare di un sogno

cercare di renderlo reale

ti svegli nella notte

con una paura così vera

di dover passare

la tua vita ad aspettare.

BruceSpringsteen

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