“Carne mangia Carne” di Andrea Monticone, Buendia books editore. A cura di Alessandra Micheli

L’impatto del libro è quello di un documentario, la stessa forza distruttiva, la stessa angoscia che non può essere risolta dalla convinzione che, in fondo, si tratta di falsificazione del reale.

Scordatevi le teorie di Calvino, quelle sul romanzare le sensazioni che la vita di ogni giorno ci regala, sulla leggerezza.

Il massimo a cui potete aspirare è il concetto della rapidità degli eventi che, come lame di rasoio incidono la nostra coscienza.

E cosi carne mangia carne diviene risveglio brutale di chi in fondo era convinto che, il nostro bel paese fosse in fondo un paradiso idilliaco e che tutte le brutte notizie fossero solo una rara eccezione, incapace di sputtanare la regola basata sulla civiltà.

Un popolo di santi e navigatori, del tutto alieni alla brutalità della malavita che restano nel sottobosco, negli angoli di una periferia che si tende e dimenticare, a ignorare e rendere inesistente dalla pedissequa abitudine a voltare altrove lo sguardo.

E cosi nella Torino di oggi, elegante signora blindata per causa corona virus, l’orrore è libero di sfogarsi prospettando nel silenzio a cui la pandemia ha costretto i suoi cittadini.

E si manifesta in tutta la sua violenza, rendendo stavolta impossibile raccontarsi una storia diversa fatta di edulcorati sentimenti e di accusa di complottismo.

Il coronavirus non solo uccide il corpo ma si sbarazza anche della tendenza umana al quieto vivere. Infrange il muro della complice acquiescenza di valori dimostratisi fallaci, distrugge ogni convinzione di potenza e di invincibilità.

Porta allo scoperto quelle ombre che viaggiavano assieme a noi, abituata a non essere nominate e pertanto più forti.

Cosi non emerge solo un sistema politico debole con tutte le conseguenze del caso, non emerge solo l’incapacità ottusa di un economia che da troppo tempo causa danni.

Non emerge solo la vulnerabilità di un ecosistema che sembra vendicarsi mietendo vittime, ne di una sanità che mostrai l suo volto ferito da tanti, troppi tagli.

Si manifesta in tutta la sua potenza la parte marcia della società che viene quasi divorata da quest’abitudine alla scorciatoia.

E cosi la mafia nigeriana perde la sua fama di ribellione per rivelarsi un altra triste storia di denaro, di volontà di erigersi a superuomini burattinai di marionette spersonalizzate da ogni diritto a esistere. Emblematica è la prima frase di questo libro agghiacciante nella sua crudeltà e necessaria perché capace di sferrare pugni al nostro addormentato senso civico:

«Devi solo scopare o morire. Prima scopi e poi muori.»Joy Beauty gliel’aveva sentito ripetere tante volte. Anche in italiano, perché lui voleva parlare sempre in italiano.«Sei una donna. Servi solo a scopare. Finché muori. E scopi o muori.

Ecco cosa si cela dietro alle mafie, la trasformazione di soggetti in prodotti commerciali utili alla soddisfazione di un bisogno primario o secondario, da gettare via una volta che l’uso continuato lo rende inservibile.

E’ il consumismo sfrenato che si nutra di trasgressione, che si alimenta dalla voglia di andare oltre il limite del consentito.

Che fa passare la brutalità per forza e la vigliaccheria per onore.

Ogni mafia, in fondo, si differenzia per il rituale di affiliazione, ma diventa identico nell’esaltare la povertà di valori, e banalizzare l’uomo, per abbruttirlo e renderlo sempre di più schiavo delle proprie pulsioni basse. E cosi potere, denaro, manifestazione di un superuomo che è in realtà piccolo di fronte alla natura che si ribella in preda a un virus che sembra vendicarsi di noi esseri tracotanti e arroganti, divengono gli estremi in mezzo a cui viaggia un solo elemento: la nostra povertà interiore.

E su questa alimentata da troppi tante serie televisive e film dove diventa quasi stridente il messaggio distorto che rende un uomo qualunque misero e fragile il mito da ammirare, il libro di Monticone diviene necessario nella sua cruda lucidità, nel suo devastante realismo, per far cadere i falsi miti che ci ancorano alla visione di una terra dove appunto carne mangia carne.

Dove la vendetta diventa il mezzo per risolvere i conflitti interiori e la sopraffazione sostituisce orribilmente la cooperazione.

E cosi chi porge l’altra guancia è lo stupido da biasimare, mentre chi strappa il cuore di chi osa ribellarsi diviene quasi il dio da venerare.

Non è cosi ragazzi.

E leggendo il libro forse, lo spero per voi, ve ne renderete conto.

Non esiste gloria né nella vendetta,ne bellezza e onore nelle scorciatoie.

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