“Il tempo perso in aeroporto” di Lorenzo Foltran, Grafhe.it edizioni. A cura di Patrizia Baglioni

Il videogioco è visto dalla sua nascita come un passatempo, una goliardia da giovani, da esercitare da soli o in compagnia.

Il videogioco è entusiasmo per il gioco, è sfida con se stessi, è possibilità di superare i propri limiti.

Il videogioco è vita separata, parallela, è un rifugio sicuro, è estraniazione.

Per un lungo periodo si è pensato a questa panacea della mente come a qualcosa di innocuo senza particolari conseguenze, d’altronde possono essere pericolosi i mattoncini di Tetris mentre si incastrano?

In realtà sì e questa raccolta di poesie ce lo dimostra.

In una realtà consumistica dove tutto è programmato e commercializzato, anche i videogiochi fanno parte di un progetto definito, devono rientrare nell’ottica del mercato.

Peccato che essi prevedano una certa dose di creatività e di anarchia: il giocatore inizia il gioco e nelle migliori delle ipotesi riesce a terminarlo con successo, la parentisi di ingovernabilità che si crea nel mentre, sfugge però ad ogni regola.

Ecco il punto: la regola.

Come tutti i giocatori sanno bene per raggiungere obiettivi è necessario rispettare delle leggi dettate dai creatori e spesso i confini d’azione sono limitati, ma aggirare il gioco si può: si possono trovare strade alternative, formulare strategie e soprattutto anteporre il proprio divertimento al livello.

Ed ecco che il videogioco si svincola dall’asservimento al consumismo.

IL TEMPO PERSO IN AEROPORTO compie un viaggio tra i videogiochi storici come Super Mario, Tetris, The Legend of Zelda, Pac-man, Guradiann’s Crusade e altri ancora, ritrovando in ognuno di essi una scintilla di ribellione, una forza motrice verso la libertà della mente.

GUARDIAN’S CRUSADE

Sullo sfondo il profilo dei tentacoli,

la silhouette del mollusco

ancestrale.

Il polipo ciclope oscura il cielo.

Vestito d’armatura e scudo, in volo,

un guardiano cavalca il proprio cucciolo.

Il flauto, i suoi giocattoli e una fata

le sole armi per vincere l’incontro.

E questo basta secondo gli anziani per battere il pericolo che sfida

generazione su generazione.

Di fronte all’occhio cupo che lo scruta

il cavaliere non può fare molto,

solo in se stesso intrappolare il

male

e tornare al villaggio vincitore.

Nel videogioco a volte il tempo prova a fermarsi, a creare un’ampolla in cui il giocatore perde i criteri di misurazione, tempo che sfugge e tempo che non passa.

Foltran passa da un tema all’altro cambiando scenario, non siamo più di fronte a uno schermo, ma in un aeroporto.

L’attesa dell’imbarco porta il viaggiatore a notare dettagli a fare scorta di impressioni per far trascorrere il momento, come un il rosso di un vestito, che tramuta l’immagine di una donna in una visione.

E l’immaginazione così come i sogni prende il sopravvento sul poeta, essa si inarca come rampa verso la libertà di pensiero e di espressione.

Non a caso vengono utilizzati nella composizione delle poesie versi liberi senza particolari schemi che lasciano la parola libera di scorrere e creare impressioni.

DIMENTICATA VISIONE

Quando ti ho vista, vestita di rosso,

nel pieno della tempesta eri bella,

eri bella, accigliata fra la neve.

Ma non devi fraintendermi,

in vero lo sei sempre.

Ieri eri come, non so, una visione.

Una raccolta pensata, originale e ricca di significato che spazia tra più dimensioni e dissemina tra i versi e le composizioni riflessioni su se stessi e la società.

Alla fine appare chiaro che IL TEMPO PERSO IN AEROPORTO, non sarà tempo perso per voi, ma un momento di speculazione e diletto.

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