“Trick or treat?” di Antonio Nunziante e Emanuele Mosca, self publishing. A cura di Alessandra Micheli

Trick or treat, non ci vuole un esperto di linguistica per iniziare a comprendere il filo conduttore del testo di Antonio Nunziante e Emanuele Mosca. I due autori, infatti, danno sfogo alla loro creatività identificando nei testi i temi portanti della festa più controversa, eppure più amata, del nostro mondo moderno: Halloween. Nel piccolo ma inquietante paese di WhiteCastle, sotto la superficie di noia e di tranquille abitudini, iniziano a emergere inquietanti assurdità che variano dal grottesco al macabro. Demoni che irrompono nella realtà di tutti i giorni, nascite strane e straordinarie, vendette e riparazione dei torti, fino all’apoteosi del racconto finale in pieno stile gnostico.

Ma vorrei procedere con ordine. Perché incentrare una serie di immagini agghiaccianti e al tempo stesso di un humor nero graffiante e scioccante proprio in questa festa?

Il motivo è molto più complesso di quello che appare più logico e immediato. Si potrebbe pensare che Halloween/ Samahain sia semplicemente il contesto più adatto per incentrare racconti di pura adrenalina. Eppure a un occhio attento, il vero motivo è che, ad Halloween non sono soltanto la morte e la magia a fare da padrone, ma una sorta di sospensione temporale in grado di alterare la percezione dei nostri stessi sensi comuni.

Halloween, come oramai si cerca di far comprendere anche agli irriducibili della curva mariana, rappresenta una mutazione linguistica in dialetto scozzese di un semplice nome che richiama in sé la sua connotazione cristiana “All hallow’s Eve” ossia la festa di Ognissanti. Tutto nella norma dunque. Senonché, come ci illuminano i due autori nell’ultimo racconto, la parte più accettabile della celebrazione ne nasconde o ne cela, il suo volto più pagano e quindi meno politicamente corretto: ossia la festa celtica di Samahain. Questa strana distorsione temporale che accade ogni anno è rimasta per qualche strano motivo, profondamente viva nella nostra psiche, oserei dire, non del tutto toccata dalla mano proba del buon cattolicesimo romano. Essendo nata in un tempo remoto, dove il mondo era sicuramente più complesso e più ricco di sfumature di quello di oggi, sospeso semplicemente tra forma e sostanza, i due autori ne rivendicano la potenza riuscendo, attraverso questo libro, a far parlare ogni singola nuance in una caleidoscopica giostra di colori in cui sacro e profano, orrore e grottesco riescono a trovare la loro perduta unità. Che la morte sia un doloroso evento è scontato, ma che in essa esista quella vena di sacra follia, di velato umorismo è altrettanto vero, tanto che milioni di talentuosi pittori sono stati in gradi di riprodurre questa sua antitesi in quadri bellissimi dal tema la Danza Macabra ( ritroviamo questo tema anche in un frammento dell’affresco del XV secolo sito su una parete interna dell’Abbazia di Chaise-Dieu in Alvernia Francia).

 Ed è questa sorta di memento mori in chiave burlesca che dona al senso dell’estrema fine e persino alla bianca dama quello straordinario senso non di fine, ma di vera rinascita e reitera il concetto di sopravvivenza delle energie o delle anime come dir si voglia.

Ecco che Halloween diviene festa del fuoco purificatore, ma anche in grado di garantire uno stupore reverenziale. Immersi in un mondo ostile, da analizzare e capire, il fuoco è un simbolo di socialità ma anche un segno della potenza divina. E non è un caso che la prefazione, ad opera di Emanuele Mosca, si intitola appunto un posto accanto al fuoco

“Fu quando gli uomini primitivi scoprirono il fuoco che nacquero i primi cantastorie.

Ed è un dato di fatto che, Accanto al fuoco, udendo le storie di fantasie qualcuna angosciante e spietata ma anche truculenta e reale. Racconti scaturiti da quella voglia di comunicare. Perché in fondo una componente degli esseri umani è quello della curiosità. La curiosità a volte è pure perversione. Perché è solo grazie a essa che il mondo può proseguire. Nel bene e nel male.”

E del fuoco posso citare il racconto di purificazione e esorcismo dal male ossia La villetta sullo Spring.

Il racconto invece che esalta la Samahain come omaggio alla morte è presente nel il funerale, Frammenti e nell’inquietante la cara nonna. Ma la morte appare fulgida e ammaliante anche nella meravigliosa e bizzarra Halloween story. Altra storia di morte profondamente legata alla vendetta è maiali bolliti in cui si prende il tema dell’inquisizione in chiave dark.

Quindi temi cari alla festività ma, se vi aspettate che i buoni siano buoni e i cattivi siano cattivi, troverete qualcosa di distorto proprio come succede al protagonista di vivono tra la gente. La scoperta del velo che separa non solo due mondi ma il perbenismo dalla perversione diventa una sorta di atroce consapevolezza. Nella candida cittadina di Whitecastle i demoni vivono in mezzo a noi e sono descritti come una sorta di distorsioni dell’immagine che il cittadino probo offre alla società:

“Presto ti distorcerai anche tu James, presto le mani ti trascineranno dall’altro lato.”

E badate bene l’altro lato non è l’inferno di Bosch, ma il nostro stesso mondo corrotto, che nasconde il male sotto i tappeti Regent, sotto la patina di rispettabilità, nascondendo i suoi mostri in un buco del terreno.  Nella progenie del demonio alla fine, non si capisce chi davvero è frutto di quell’orrendo patto, di quell’accoppiamento bestiale, se i distorti o le persone normali. Cosi una nonnina buona appare al bimbo un vero mostro, l’immagine stessa della decadenza, la paura della morte che lungi dall’essere considerata parte della vita è un abominio. Gli inquisitori del racconto maiali bolliti divengono esseri oscuri senza scrupoli, divorando le anime stesse di chi si sottomette allo scellerato patto, usando la vendetta come ammenda dai torti. Nella villetta dello Spring la purificazione non è verso la perfida strega, ma verso la buona samaritana rea di avere, però, degli strani metodi di conversione. E cito anche il mentecatto, snobbato dai suoi simili, relegato ai margini e usato da un essere senza scrupoli che lo manipola fino a farlo divenire una sorta di macchina di guerra.

Ecco che nel periodo di transizione, oltre alla sospensione dello scorrere del tempo, si ha un vero scompiglio emotivo in cui le parti si mescolano e si sovrappongo e laddove forse, la verità brulla davvero, davanti ai nostri occhi per la prima volta.

Ed è questa alterazione che porta il caos nelle nostre certezze granitiche donandoci però anche un certo senso di baldoria per quel sovvertimento momentaneo di ruoli, consuetudini e regole. Era e resta quel caos necessario a apportare nuove energie, momento in cui si possono vivere emozioni tenute fuori dal regolare andamento costante e forse noioso della società. In questi racconti domina non tanto il terrore, la paura vera, quanto il timore reverenziale per quelle forze oscure e misteriose ma suadenti che irrompono nel mondo ordinato e che si fondono con l’allegria dei festeggiamenti. Come se un po’ di caotica frenesia possa non solo portare allo scoperto gli orrori veri di una società allo sbando come racconta l’agghiacciante e per nulla fantasioso Frammenti, ma anche forse una distrazione che li distraesse dalle fatiche del quotidiano di chi davvero combatte ogni giorno con la noia, la frustrazione e il dolore vero. Che non è mai nella perdita, ma nell’incapacità di essere pienamente se stessi e riuscire a farsi accettare. Siamo tutti demoni siamo burattini, siamo semplici pedine. Ecco che nell’ultimo racconto i due geniali autori ci donano la loro ricetta per la sopravvivenza:

“…un mondo privo di zombi, lupi mannari e scheletri viventi non penso sia meno folle di questo in cui viviamo con i nostri assassini le nostre multinazionali che decidono le guerre, i costruttori di armi…”

E in fondo la fantasia tutta, quella che crea mondi incantati ma anche quella che genera mostri è fondamentale per la sopravvivenza della nostra vita onirica e psichica. Pertanto vi invito a celebrare la vostra Halloween aprendo le porta ai mostri che sono e saranno sempre segni divini e prodigi (se non ci credete andate a cercare mostro sulla Treccani). Stupitevi sempre.

Anche quando lo stupore deriva dall’ignoto, dall’assurdo, dal contraddittorio.

Trick or treat?

 

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